Marina Erotica trasparente

    Prefazione

    Si deve al genio di Oscar Fingal O’Flahertie Wills Wilde il noto motto secondo cui si può resistere a tutto fuorché alle tentazioni, e l’assioma dello scrittore e poeta irlandese ha trovato l’ennesima conferma nella genesi di questo piccolo libello che stringete tra le mani.

    È stato infatti impossibile non accogliere la proposta di Nico Malvaldi, Luca Serasini e del “Cantiere Nuovo” complessivamente inteso di prendere parte, in veste di curatori della parte letteraria, al progetto di fare di Marina di Pisa, almeno per una porzione di mezza estate, una piccola capitale dell’erotismo. Un’iniziativa brillante, originale e folle che ci ha subito sedotti e conquistati, spingendoci a fare del nostro meglio per regalare a loro e a voi una raccolta di racconti e liriche che fosse all’altezza dell’idea che l’ha originata. 

    Crediamo di esserci riusciti. Non lo diciamo per nostra vanagloria, ma per rendere merito a tutti gli autori che con entusiasmo pari al nostro hanno accettato il nostroinvito e soprattutto la sfida, per nulla semplice, di consacrare, attraverso la parola scritta il connubio tra l’eros e questa piccola città di mare e i suoi abitanti.

    Le novelle e le poesie che trovate di seguito, ambientate tra le strade, le piazze, le spiagge e la pineta marinesi sono infatti la riprova che solo l’arte può raccontare quel mescolarsi di brividi, tensioni, orgasmi, tremori e stupori che prende il nome di passione.

    Mariangela Mori e Fabrizio Bartelloni 

    Nell'oscuro corpo pietroso della Gorgona
    di Jonathan Rizzo e Ilaria Giovinazzo


    La notte come ruffiana complice

    nel silenzioso frastuono

    ripetuto desiderio osservatore luminoso ossessivo cavernoso

    tra il lunare fare l’amore col mare.

    Tu lontana roccia del mio corpo

    irraggiungibile a farsi porta

    dalle mani maltata marea lattea.

    Sei Lei, Gorgona pietrificante.

    Frastornata donna nel segreto velo

    tenda della notte.

    Palmo dell’amante 

    Ogni linea fiume che rivela

    fantasia della carne.

    Avvolta 

    Luce nel buio 

    nottambula,

    nascosta protetta 

    dagli anfratti

    delle mie scoscese sponde.

    Emergo tenebra

    chiara 

    risplendente riflesso

    nudo bianco corpo di luna.

    Ti bacio muta

    mentre

    con le mani lavori rocche in valli,

    grotte modelli per farne fiori e palme.

    Sentieri tracci 

    nei sacri luoghi della mia carne

    pietrosa 

    fame viva in fiamme.

    Immagine lontana ad occhi smorti

    desiderio di te

    tra le mani

    tocchi corti 

    ai sensi colmi.

    Toccala

    Puoi toccarla.

    Intenso nel farlo.

    La realtà corrompe la fantasia

    e la consuma.

    Appena toccata dissolta,

    tornata donna di pietra

    isola nell’ombra notturna.

    Rimasto solo uomo di carne desiderosa

    in attesa come l’isola

    lontana, come l’isola pietrosa.

    Donna Gorgona, compagna sponda.

     

    DA DOMENICA 11 LUGLIO
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    Minuti
    di Stefania Giammillaro

     

    Risucchiata dalla spuma bianca delle onde

    mi perdo avvolta dal caldo ventre della tua lingua.

    Trascinata,

    donna,

    dalla tua veemenza

    maschio.

    Mi lasci stendere

    abbandonata, lungo il piccolo molo,

    lieve altura che cinge e sovrasta

    quell’unica fascia di spiaggia…

    Così, decidi di possedermi

    ancora.

    Solo tua.

    Le labbra accolgono il tuo sesso

    Fino a sentirmi soffocata

    dentro,

     della sua spuma marina.

     Mentre il tuo animo vergine,

    spoglio,

    di carne nuda,

    fugge

    ancora, 

    da me.

    Tramuto in grida di piacere,

    il muto amplesso.

    La mia schiena disegna un cerchio.

    I miei pugni,

    si arrendono

    agli aguzzi scogli intorno

    e le cicale intonano alla luna l’ultimo canto

    all’unisono con il tuo orgasmo,

    che esausto sfoghi,

    ancora,

    su di me.

    Riposa, adesso, in te la mia inquietudine,

    tormentata bellezza,

    per pochi attimi...di dissacrato amore.

    Così mi anniento,

    erigendo muro interminabile di socievole indigenza.

    Lasciando che tu ti nutra

    di innocente pudore.

    Nonostante tutto,

    ti ho concesso,

    ancora,

    un ultimo atto.

     

    DA DOMENICA 11 LUGLIO
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    Arde la fiamma dei vivi
    di Vincenzo Mirra

     

    Nel cielo di Marina

    del suo infinito azzurro traboccante

    tra i rami della pineta silenziosa

    le vesti slacciate appena, sollevate un poco

    la mano che per prima esplora

    odore di resina e di sesso 

    i sospiri, come un venticello di brezza dal mare

    che penetra il cespuglio in ombra sotto il ramo

    e il cinguettare d’un canto marino

    dentro la tua bocca, singhiozzando il mare

    fino all’abisso nella gola.

    Arde la fiamma dei vivi

    sulla brace dei nostri corpi seminudi.

    Nuoto dentro di te

    Orgasmo di tutti i sensi:

    le dita sono prua del piacere,

    la mia lingua una carnosa vela,

    Il mio legno il virgulto marino che ti abita

    e gode.

    Abito il giaciglio degli aghi di pino

    Che mi pungono il fianco sinistro mentre ti prendo ancora

    dalla schiena, prima che il sole tramonti 

    sotto l’ultima linea del giorno

    d’un orizzonte d’oro davanti a Bocca d’Arno 

    mentre io, qui, nella pineta, ti sto sulle nude sponde lucenti

    e il tuo culo è un sole che infiamma più del sole vero.

    Voglio prendere la doppia cittadinanza: 

    tra le tue gambe e nella tua bocca. 

    Voglio bruciare e incendiare la Vita.

    Voglio il sacro e il supremo dell’altare del tuo Monte di Venere.

    In te volo d’uccello

    Nel tuo cielo stendo la mia ala

    Ti volo dentro

    Il cazzo lungo e duro come trave alare

    Tu ordinata portante del mio volare

    Scivolo lungo e dentro di te

    Percorrendo e scuotendo ogni luogo del tuo corpo

    Sferzando e fendendo nel tuo ventre carnale

    Tutta la sostanza del mio amore

    Tutta la materia del mio corpo amante.

    Ho ancora voglia di abitarti

    Ho ancora voglia di succhiarti

    E un desiderio sfrenato e feroce di affogarmi tra le tue cosce

    Di toccarti e tiribillare i magnifici seni turgidi e roteanti 

    come fiaccole stellari che ti infiammano il petto 

    e incendiano la punta sciabolante del mio sesso.

    Ho voglia di spalmarti addosso ogni verso che uscirà da me

    Versandomi su te:

    Ti colo

    Mi coli

    Ti bevo,

    come se un fiume sotterraneo riemergesse

    dall’Origine del Mondo [L’origine du monde 

    la splendida linea che solca la carne,

    per uscire e fluire ancora

    Sorseggiando tra le tue cosce

    sorgente di piacere a cui ubriacare

    il desiderio di baciare con la mia lingua 

    il sole.

    La lingua brucia 

    e tra le gambe batte forte il cuore. 

    Lasciare una goccia di sperma cadere

    Di fianco al cespuglio di more

    per dare alla terra un seme d’amore

    tra i rami della pineta silenziosa

    al riparo del segreto marittimo delle chiome dei pini

    lussureggianti d’una brezza d’aria marinese 

    Nel cielo di Marina sono spuntate le stelle

    La sera nella pineta è figlia di questi versi.

    Così, vive il poeta

    Nel cuore della terra.

     

    DA DOMENICA 11 LUGLIO
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    di Veronica Manghesi

     

    Ieri

    Non riesco a ricordare il momento esatto

    in cui ho smesso di vivere di te,

    di averti nei pensieri come pula di grano

    soffiata dal riso di un bambino.

    Forse ieri, al declinare del tempo sognato,

    del modo imperfetto del respiro sciolto

    dal gemello della stessa gabbia toracica,

    nel mulinello giocato da un Dio scalzo.

    Ricordo scapole divaricate in scie d’aereo

    e ginocchia slegate dal gambo di peonie

    sfacciate, piluccate come in un rosario

    dedicato al Creatore che si fa creatura.

    Ieri, il bacio di ombelichi ubertosi,

    morsi per cuccioli affamati di vecchie fole

    di fianchi d’argilla slegati dall’impaccio

    di cintole troppo strette per i nostri incastri.

    M’è testimone la livida Gorgona,

    laggiù stesa, muta tentatrice:

    ieri, mi ricordo, ma non tu e quando 

    ho smesso di averti folle fra i miei capelli.


    Piovi

    Avevo timore di quel cielo, 

    stupore e meraviglia di quel nero 

    prima che cadesse la pioggia a terra

    ad impastare pine e pinoli

    e le nostre bianche carni.

    Chissà se quando vieni 

    tu muori come il cielo muore quando tuona.

    E viva mi sento, sul limite di me stessa, 

    ai confini del mio potere

    alta più di questa pineta.

    Piovi.


    La Ciambella

    Soffice e dolce

    quello zucchero sulla ciambella

    ti rimane sulle labbra quando le stacchi

    e se le scorri sulla lingua si fa solido,

    allora un altro morsino,

    perché quello zucchero ti piace,

    ti impolvera e ti piace ancora,

    le labbra sempre più bianche e turgide,

    la gola aperta ed accogliere,

    con la gioia di una conquista,

    l’orgoglio di un premio,

    il piacere del calore di questa ciambella

    che da tanto rimiravi nella vetrina

    del Barrino, ogni mattino,

    ed ora sai che era proprio come sembrava:

    zucchero fra le labbra.

    Nell'Antro

    Antro disiato

    dall’impervio accesso

    in cui si snoda la spinta

    del sangue,

    del riso, del gioco, 

    si svolge il fiocco

    del comune sentire, 

    si avvolge l’urgenza

    di tamburi lontani

    e ninfe in estasi

    sulle spalle di Dioniso.

    Taci, fra questi scogli celati,

    che non ci sentano

    i passanti distratti

    dal garrire dei gabbiani

    alla scomparsa del sole.

    Taci, l’ansimo galoppante,

    e vieni nel mio antro:

    per te increscioso assenzio

    e nettare colante,

    fra danze di braci ardenti.

     

    DA DOMENICA 11 LUGLIO
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    Amare (Marina di Pisa)
    di Alessandro Scarpellini

     

    Il vento

    portava l’odore delle onde

    lievi e segrete

    in quelle carezze inattese

    di morsi e di resina,

    di sogni avvinti

    da un misterioso flusso

    di rugiada e brina.

    Poco più in là Via Milazzo

    rideva

    costeggiando la pineta

    di baci e radici

    rami e pruni fioriti.

    Tu mi facevi tacere

    dandomi da bere

    i tuoi segreti di donna.

    E i nostri corpi ondeggiavano

    nella mistica sghemba

    del piacere e della dolcezza.

    Non c’era domani,

    non esisteva ieri.

    Eravamo noi il mare.

     

    DA DOMENICA 11 LUGLIO
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    di Roberta Leone

    Sorride

    la tua bocca

    sorride ai miei occhi

    le tue mani si avvicinano...

    cercano le mie ginocchia

    per risalire

    con dolcezza

    fra le mie cosce nude.

    Accarezzi i miei fianchi

    e poi.....

    mi prendi,

    mi porti a te vicino

    ti sento

    ti muovi piano

    mi fai tremare

    mi fai aspettare...

    Continui a giocare

    ma io voglio

    sentire ancora

    e ti prego non ti fermare.


    Baciami

    Baciami,

    sulla bocca socchiusa

    in attesa,

    accarezza i miei fianchi

    con le tue mani ignude.

    Prendimi, avvolgimi

    nel tuo desiderio,

    respira sul mio ventre

    fai tremare le mie gambe.

     

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