Marina Erotica trasparente

    di Veronica Manghesi

     

    Ieri

    Non riesco a ricordare il momento esatto

    in cui ho smesso di vivere di te,

    di averti nei pensieri come pula di grano

    soffiata dal riso di un bambino.

    Forse ieri, al declinare del tempo sognato,

    del modo imperfetto del respiro sciolto

    dal gemello della stessa gabbia toracica,

    nel mulinello giocato da un Dio scalzo.

    Ricordo scapole divaricate in scie d’aereo

    e ginocchia slegate dal gambo di peonie

    sfacciate, piluccate come in un rosario

    dedicato al Creatore che si fa creatura.

    Ieri, il bacio di ombelichi ubertosi,

    morsi per cuccioli affamati di vecchie fole

    di fianchi d’argilla slegati dall’impaccio

    di cintole troppo strette per i nostri incastri.

    M’è testimone la livida Gorgona,

    laggiù stesa, muta tentatrice:

    ieri, mi ricordo, ma non tu e quando 

    ho smesso di averti folle fra i miei capelli.


    Piovi

    Avevo timore di quel cielo, 

    stupore e meraviglia di quel nero 

    prima che cadesse la pioggia a terra

    ad impastare pine e pinoli

    e le nostre bianche carni.

    Chissà se quando vieni 

    tu muori come il cielo muore quando tuona.

    E viva mi sento, sul limite di me stessa, 

    ai confini del mio potere

    alta più di questa pineta.

    Piovi.


    La Ciambella

    Soffice e dolce

    quello zucchero sulla ciambella

    ti rimane sulle labbra quando le stacchi

    e se le scorri sulla lingua si fa solido,

    allora un altro morsino,

    perché quello zucchero ti piace,

    ti impolvera e ti piace ancora,

    le labbra sempre più bianche e turgide,

    la gola aperta ed accogliere,

    con la gioia di una conquista,

    l’orgoglio di un premio,

    il piacere del calore di questa ciambella

    che da tanto rimiravi nella vetrina

    del Barrino, ogni mattino,

    ed ora sai che era proprio come sembrava:

    zucchero fra le labbra.

    Nell'Antro

    Antro disiato

    dall’impervio accesso

    in cui si snoda la spinta

    del sangue,

    del riso, del gioco, 

    si svolge il fiocco

    del comune sentire, 

    si avvolge l’urgenza

    di tamburi lontani

    e ninfe in estasi

    sulle spalle di Dioniso.

    Taci, fra questi scogli celati,

    che non ci sentano

    i passanti distratti

    dal garrire dei gabbiani

    alla scomparsa del sole.

    Taci, l’ansimo galoppante,

    e vieni nel mio antro:

    per te increscioso assenzio

    e nettare colante,

    fra danze di braci ardenti.

     

    DA DOMENICA 11 LUGLIO
    VOTALE SULLA APP DI MARINA EROTICA

    footer Marina

    © 2012 - 2021 associazione culturale Cantiere Nuovo Marina di Pisa